FILCTEM-CGIL

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lunedì 26 dicembre 2011

Il bicchiere mezzo pieno e la sala tutta vuota

Venerdì, quello che ha visto il sindaco Stancanelli, arrivato in stabilimento per fare gli auguri di buon natale, è stata una sala mensa pressoché vuota (presenti solo – e non tutte – le prime linee). Quello a cui si è assistito venerdì scorso è stata la presa di distanza da parte di tutti i lavoratori dal management di Catania. E’ stato un modo per esprimere lo stato di estraneità dei lavoratori dai vertici dello stabilimento… L’assenza voluta, spontanea e pressoché totale dei i lavoratori alla riunione di fine anno ha rimarcato, più o meno consapevolmente, il clima pesante e sgradevole che da un po’ di tempo a questa parte, regna all’interno dello stabilimento. I lavoratori non sono ciechi né stupidi, né manipolabili da chicchessia: hanno una propria coscienza e responsabilità che li porta ad assolvere con professionalità alle proprie funzioni. Ma il senso di serenità, di allegria e di soddisfazione che pure in passato ha contraddistinto questo stabilimento, è ormai cosa archiviata, messa da parte come un inutile orpello che non interessa a nessuno. Ma attenzione: non si può parlare solo di produttività (ed è indubbio che è doveroso farlo) e di numeri, trascurando il “fattore uomo”. Sono gli uomini che producono e su di loro non si può calcare sempre la mano, perché quando si tira troppo la corda, va finire che questa alla fine si spezza…
E non si può fingere che tutto vada bene sempre, anche dopo che circa 150 lavoratori non sono più nel libro paga di Pfizer (per carità nessuno è andato in mezzo ad una strada ma questo grazie principalmente al lavoro delle OO SS) o quando ¼ dello stabilimento non conosce il proprio destino a breve termine (questo è il caso dell’animal health) …
Scusateci questo pezzo poco in tono con i buonismi natalizi, ma siamo abituati alla concretezza ed all’onestà intellettuale, anche quando questa è cruda e spigolosa.
Noi riteniamo che quello che i lavoratori hanno lanciato venerdì scorso, , sia un silenzioso ma assordante urlo di protesta e di dissenso. E’ il secondo segnale di capacità di compatezza e di dissenso assoluto dei lavoratori nei confronti del management dello stabilimento: il primo è stato lo sciopero di aprile con un’adesione quasi totale, il secondo è stato l’assenza in massa dalla riunione aziendale di venerdì 23 dicembre. E non importa che il primo sia stato organizzato dai sindacati ed il secondo sia avvenuto su base spontanea e non orchestrata. La cosa che importa è il segnale di insoddisfazione, malessere e (in)sofferenza dei lavorato di questo stabilimento; è un segnale che deve essere ricevuto da tutti: azienda e sindacati.
Per quanto ci riguarda, la Filctem-CGIL è convinta e consapevole che bisogna dare una forte sterzata alle relazioni sindacali all’interno dello stabilimento: se l’Azienda vuole il dialogo, come sempre, noi saremo disposti alla discussione ed al confronto, ma se le politiche sindacali aziendali dovessero essere basate su principi diversi… beh ci comporteremo di conseguenza!
Si può pure vedere il bicchiere mezzo pieno ma non si può vedere una sala piena quando non è presente nessuno.

giovedì 22 dicembre 2011

Ascoli: dubbi sul premio di partecipazione

Articolo 18, Bersani: "Roba da matti toccarlo"

ROMA - Pierluigi Bersani si schiera a netta difesa dell'articolo 18 e lo fa con una delle battute colorite che lo hanno reso un personaggio. E' "roba da matti" toccarlo, dice il segretario del Pd, quando il problema è entrare nel mondo del lavoro, non uscirne. Il governo, aggiunge, "lo capirà, lo dovrà capire, altrimenti...". Allarme, quello del leader democratico, che secondo il ministro del Welfare Elsa Fornero è però fuori luogo. "Non ho in mente ora nulla in particolare che riguardi l'articolo 18", spiega a Porta a Porta. E sull'intervista di qualche giorno fa che ha scatenato le durissime reazioni 1 prima dei sindacati e poi dello stesso Bersani, la Fornero dice: "Sono stata ingenua", ma i "giornalisti sono bravissimi a tendere delle trappole". 'Vogliamo lasciar stare l'articolo 18? Sono pronta a dire che non lo conosco. C'è tanto da fare nel mercato del lavoro, l'articolo 18 arriva per ultimo", assicura ancora il ministro precisando che comunque quando sarà il momento intende parlare della questione con tutti, "con Bindi, Lupi e Bonanni. E persino con Camusso".

Anche per lo stesso Monti il tema è importante, ma non unico e certamente non centrale visto che deve inquadrarsi nel più ampio e complesso dibattito sulla riforma del mercato del lavoro. "Il tema esiste, ed è anche importante, ma non è certo l'unico argomento di una riforma che ha in sè tanti elementi", spiega chi ha avuto modo di parlarne con il presidente del Consiglio. Per il governo, in sostanza, la questione andrà affrontata, ma a tempo debito.

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Oltre che all'esecutivo, il monito di Bersani sembra rivolto però anche al suo partito visto che è anche dall'interno del Pd che continuano a levarsi voci a favore di un intervento sull'articolo 18. Oltre al solito Pietro Ichino, che anche oggi ha ribadito che "non si tratta di togliere diritti a chi un lavoro già ce l'ha, ma di garantire a chi è fuori dal mercato del lavoro, da qui in avanti, un diritto del lavoro capace di coniugare la massima flessibilità per le aziende, con il massimo possibile di sicurezza economica e professionale", a sostegno della riforma è intervenuto oggi pure Sergio Chiamparino. "E' ovvio che quando c'è un simbolo
politico di mezzo - dice - è sempre difficile avviare una trattativa. A questo punto è meglio concordare di lasciare l'articolo 18 fuori dal tavolo e discutere degli altri provvedimenti su crescita e lavoro. Alla fine ci si renderà conto che l'articolo 18 è meno rilevante di quello che appare". "Però il sindacato - prosegue - non può far finta di vedere chi è senza tutele. Dai lavoratori delle aziende sotto i 15 dipendenti, a chi perde il lavoro in età avanzata, ai precari".

Le parole del segretario democratico sono in sintonia invece con quelle dei sindacati, che dopo le scintille dei giorni scorsi con il ministro del Welfare Elsa Fornero 3, sono tornati oggi a far sentire la loro voce attraverso il leader della Cisl Raffaele Bonanni. "Mi trovo a disagio con situazioni reimportate dal bipolarismo distruttivo - afferma - La Cisl vuole un patto sociale e un cambio di passo, in modo che le questioni, da lavoro a fisco, siano dentro un equilibrio che mandi avanti la società in modo condiviso". "Questo - insiste - credo sia il compito di un governo tecnico, diversamente ripiombiamo nel bipolarismo distruttivo. Noi della Cisl abbiamo visto con molto favore la discontinuità di un governo tecnico per finirla con le polemiche del bipolarismo distruttivo e convergere tutti su soluzioni anche rigorose, ma ben ponderate, condivise ed eque".

Apprezzamenti per le parole di Bersani arrivano poi da Idv e Sel. "Finalmente si alza una voce chiara dal Pd: speriamo sia la linea definitiva. La modifica dell'articolo 18 creerebbe un inutile e dannoso conflitto tra lavoratori e impresa quando è invece necessario approntare misure condivise per la crescita", sostiene il responsabile Lavoro e welfare dell'Italia dei Valori, Maurizio Zipponi. Nichi Vendola sottolinea invece che "credo sia assolutamente fondamentale definire le soglie invalicabili dal punto di vista della civiltà democratica di questo Paese" e "l'idea che un governo tecnico possa squassare i pezzi pregiati delle conquiste che il movimento operaio ha realizzato nel corso di una storia lunga un secolo, è politicamente irricevibile. E quindi sono molto contento - conclude Vendola - che Bersani abbia posto i paletti ad una discussione, che al contrario di quello che pensa il ministro Fornero, ha bisogno di molti paletti, molti paletti".

Sull'argomento destinato a tenere banco nel dibattito politico dei prossimi giorni, dopo il capo dello Stato Giorgio Napolitano 4, interviene oggi anche il presidente del Senato Renato Schifani. "Voglio sperare - afferma - che sull'articolo 18, si possa intervenire con un ddl organico, garantendo, naturalmente, un canale privilegiato ma senza ricorrere alla decretazione d'urgenza, proprio per evitare uno scontro sociale che non vuole il Parlamento, né certamente vuole il governo". "Siamo pronti - assicura Schifani - ad assumerci le nostre responsabilità perché, mai come ora, il Paese ha bisogno di coesione politica e sociale". Quindi è necessario un rapporto organico, sereno, costruttivo e responsabile tra istituzioni, governo e parti sociali che devono dare una mano al Paese in questo momento" conclude il presidente del Senato.

La possibile modifica dell'articolo 18 non sarebbe stata trattata invece nel corso del pranzo tra il presidente del Consiglio e Silvio Berlusconi 5. "Con Mario Monti non abbiamo parlato di articolo 18, ma dei provvedimenti che sarebbe utile assumere per rilancare l'economia e tra questi c'è in assoluto il tema del lavoro, poi vedremo nei particolari ma il tema del lavoro è un capitolo importante su cui questo governo dovrà esercitarsi", ha spiegato l'ex premier al termine di un incontro con gli eurodeputati del Pdl.
La repubblica

martedì 20 dicembre 2011

Camusso rompe con il governo: «La Fornero aggredisce i lavoratori». Il contratto unico? Sarebbe solo un nuovo apartheid a danno dei giovani

ROMA - La stangata del governo Monti ha provocato la mobilitazione di tutti i sindacati, che cercano di dar voce alla protesta di lavoratori e pensionati. I motivi di questa opposizione durissima e di quella che ci sarà rispetto a ogni ipotesi di modifica dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori li spiega il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso.

Il governo dice che la manovra ha salvato l'Italia da una situazione dove erano a rischio i risparmi e le tredicesime. È d'accordo?
«Vedo che si autoattribuiscono il ruolo di salvatori della Patria. La realtà è che la situazione era ed è grave, ma la ricetta giusta non è quella di Monti».
Perché?
«Perché grava sui soliti noti: chi ha un reddito Irpef dichiarato, in genere medio basso. Perché punta a far cassa rapidamente su chi non può sottrarsi e non si è mai sottratto al Fisco. Determina recessione e quindi non mette affatto al riparo il Paese. Hanno solo preso tempo».
Servirà un'altra manovra?
«Di sicuro, non c'è una spinta alla crescita. C'è invece l'impoverimento di gran parte del Paese, perché la logica è stata quella di trovare chi pagasse il prezzo del pareggio di bilancio».
Lei al posto di Monti che avrebbe fatto?
«Lo abbiamo detto molte volte. Avremmo introdotto forme serie di prelievo sulle grandi ricchezze e non misure così leggere che rasentano la trasparenza. Avremmo messo un sano tetto alle retribuzioni più alte e alla pluralità di incarichi pubblici e cumuli multipli tra stipendi e pensioni d'oro. E avremmo fatto cose più incisive sull'evasione, solo per fare qualche esempio».
La riforma delle pensioni è pesante. Ma nell'opinione pubblica c'è anche la consapevolezza che è la conseguenza degli errori del passato. Non crede che nel '95 fu uno sbaglio, anche del sindacato, escludere dal contributivo i lavoratori con più di 18 anni di servizio?
«La Cgil già allora pensava che il contributivo pro quota potesse essere una soluzione e Sergio Cofferati lo disse pubblicamente. Oggi comunque tra i lavoratori e i pensionati che frequento io non c'è nessuno che trovi la riforma Fornero ragionevole. C'è una straordinaria sottovalutazione e una supponenza impressionante da parte del governo nel non capire le conseguenze di questa riforma, che rappresenta un intervento brutale sui prossimi 6-7 anni per tante persone che non potranno accedere alla pensione e non avranno un sussidio. C'è un livello di aggressione nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici che, fatto da una donna, stupisce molto».
Ma come, si dice che Fornero ministro l'abbia voluto la Cgil, sbarrando la strada a Carlo Dell'Aringa...
«Non è vero. La Cgil non ha partecipato al totoministri e non ha posto veti di sorta. Ma mi interessa tornare sulle pensioni perché c'è una cosa che nessuno ha notato ed è gravissima».
Quale?
«Nella riforma c'è una norma programmatica che affida a una commissione di studiare la possibilità che i lavoratori spostino una parte dei contributi previdenziali dal sistema pubblico alle assicurazioni private. Questa è una riforma per smontare il pilastro delle pensioni pubbliche. Quindi Fornero non tiri in ballo a sproposito Lama, perché lei ha fatto esattamente una riforma contro i suoi figli, anzi i suoi nipoti».
Mettere in sicurezza finanziaria le pensioni è un modo per garantire il pagamento delle stesse alle prossime generazioni.
«No, no, il sistema era già in sicurezza».
Non può negare che finora chi è andato col retributivo spesso ha ricevuto un regalo rispetto ai contributi versati.
«Guardi che il fondo lavoratori dipendenti è in attivo mentre le gestioni in passivo sono pagate coi contributi dei parasubordinati. Ha idea invece di che dramma sociale creerà questa riforma per i lavoratori dipendenti e i precari, determinando insicurezza e paure? Che senso ha tutto questo? Quello di regalare il sistema alle assicurazioni?».
Sta dicendo che Fornero lavora per le assicurazioni private?
«Se guardo la manovra, sì. Ma un governo di tecnici non può pensare di trasformare il Welfare senza discuterne con nessuno».
Quasi quasi era meglio Berlusconi?
«No, perché se siamo arrivati a questo punto è per colpa dei suoi governi. Ma ciò non significa che questo esecutivo possa fare qualsiasi cosa. Quando sento dire che bisogna riformare il ciclo della vita..., ma chi sono gli unti del signore pure loro?».
Meglio andare alle elezioni anticipate?
«Questo governo è nato per affrontare un'emergenza. Trovo che ci sia un tratto autoritario nel voler dire che sarà il grade riformatore del Paese, perché questo spetta alla politica».
Ci saranno altri scioperi?
«Valuteremo con Cisl e Uil. Io sono per continuare la mobilitazione. Non finisce qui. Contesto che si possa pensare che ci siano lavori che si possono fare fino a 70 anni. Fornero scenda dalla cattedra: se la immagina una sala operatoria con infermieri settantenni? Si rende conto che c'è gente che si fa un mazzo così e non può farselo più nemmeno a 66 anni? Mica sono tutti banchieri. Invece, trattiamo la gente che va in pensione dopo 42 anni come se fossero dei profittatori mentre c'è a chi basta una legislatura».
Dopo le pensioni, tocca al mercato del lavoro. Fornero propone il contratto unico per i giovani, senza le tutele al 100% dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
«Sarebbe un nuovo apartheid, a danno dei giovani. Se facciamo un'analisi della realtà, vediamo che la precarietà c'è soprattutto dove non si applica l'articolo 18, nelle piccole aziende. Quindi tutta questa discussione è fondata su un presupposto falso. Vogliamo combattere la precarietà? Si rialzi l'obbligo scolastico, si punti sull'apprendistato e si cancellino le 52 forme contrattuali atipiche».
Insomma per la Cgil l'articolo 18 resta un totem, come dice Fornero. Ammetterà almeno che bisogna superare il dualismo del mercato del lavoro tra garantiti e precari.
«Non è un totem, ma una norma di civiltà. Vogliamo superare il dualismo? Lancio una sfida: facciamo costare il lavoro precario di più di quello a tempo indeterminato e scommettiamo che nessuno più dirà che il problema è l'articolo 18?».
Fornero dice che le donne non devono rivendicare compensazioni ma parità, anche nei lavori domestici. È d'accordo?
«Fornero dovrebbe intanto ripristinare la legge contro le dimissioni in bianco e farne una sulla paternità obbligatoria. Sarebbero passi in avanti concreti verso la parità».
Enrico Marro19 dicembre 2011 Il Corriere della Sera

mercoledì 7 dicembre 2011

Lunedì 12 sciopero generale unitario di 3 ore contro la manovra



CGIL, CISL e UIL sciopereranno unitariamente lunedì 12 dicembre. Tre ore di astensione dal lavoro e presidi davanti alle Prefetture contro la manovra presentanta dal governo. E' quanto è stato deciso dai tre Segretari Generali Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti nel corso dell'incontro di questa mattina.

Nella nota unitaria diffusa, CGIL, CISL e UIL si dichiarano “preoccupati per le conseguenze che la manovra economica determina su lavoratori dipendenti e pensionati e sulle prospettive di sviluppo del Paese. CGIL CISL e UIL chiedono un incontro al governo Monti per affrontare i problemi derivanti dalla manovra e per chiedere i necessari cambiamenti”.

Inoltre, i sindacati confederali, prosegue la nota, chiedono "un incontro a tutti i partiti per sollecitare la presentazione di emendamenti nella fase della discussione parlamentare". Intanto, già nella giornata odierna, le tre Organizzazioni sindacali presenteranno emendamenti comuni nel corso dell’audizione alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato.

A sostegno di queste rivendicazioni e di questo percorso, CGIL, CISL e UIL proclamano, per la giornata di lunedi 12 dicembre, 3 ore di sciopero, con presidi davanti alle Prefetture, affidandone la gestione ai territori, come si legge nella nota. Infine, saranno effettuati presidi permanenti davanti alla Camera dei Deputati ed al Senato fino alla conclusione dell’iter parlamentare previsto per la manovra.

I presidi davanti al Parlamento si articoleranno nel modo seguente: giorno 12 e 16 dicembre presso Piazza Montecitorio dalle ore 16 alle ore 19; 13 e 14 dicembre presso Piazza della Rotonda (Pantheon) dalle 16 alle ore 19; 15 dicembre presso Piazza SS. Apostoli dalle ore 10 alle 12; 17 dicembre Piazza Montecitorio dalle 9,30 alle 13

Le categorie del pubblico impiego di CGIL, CISL e UIL hanno proclamato uno sciopero unitario di otto ore dei lavoratori pubblici per lunedì 19 dicembre. La categoria dei metalmeccanici della CGIL ha deciso di anticipare a lunedì 12 dicembre lo sciopero generale inizialmente previsto per il 16. Otto ore di astensione dal lavoro per "contestare - spiega la FIOM CGIL - la manovra decisa dal governo e per denunciare la scelta della FIAT di estendere l'accordo di Pomigliano a 86mila dipendenti del gruppo”.

Sciopero generale