FILCTEM-CGIL

Benvenuti nel sito ufficiale della FILCTEM-CGIL dedicato al comparto chimico e farmaceutico della provincia di Catania. Questo blog è un prodotto amatoriale, non è una testata giornalistica né un prodotto editoriale; ad esso non può essere applicato l'art. 5 della legge 8 Febbraio 1948 n. 47 né, tantomeno, l’art. 1 comma 3, legge 7 Marzo 2001 n. 62, poiché l'aggiornamento dei testi non ha periodicità regolare. Questo sito è espressione ufficiale della FILCTEM CGIL di Catania ed è curato da un apposito Comitato di Redazione in accordo alle linee politiche della Segreteria Provinciale.

martedì 31 marzo 2009

Il frutto avvelenato del radicalismo di facciata altresì detto sfascismo.

E' primavera. Ad Agrigento si è già festeggiata la sagra del mandorlo in fiore. Ma a volte la natura è menzogniera. Da un fiore che a guardarlo sembra bello, può venire fuori un frutto amaro e velenoso, perchè ricco in cianuri (non a caso i testi di chimica di base descrivono l'odore del cianuro come aroma di mandorle amare). A volte le stesse regole valgono nel mondo sindacale. Certo urlare ed inveire contro l'azienda è una cosa che può fare chiunque e porta voti ed iscritti. E' facile e non ci vuole molto a farlo. Se lo sanno fare Bossi e Di Pietro, capiamo bene che urlare in modo scomposto e nevrastenico è davvero alla portata di tutti quanti. Ma il bravo sindacalista deve sapere discernere tra i momenti in cui proporre un duro e serrato confronto con la controparte ed i momenti in cui non è possibile dialogare (sebbene in modo duro) e quindi passare ad altre forme di lotta.
E' quello che io dissi in occasione del Direttivo Unitario delle tre confederazioni sindacali facenti capo alla FULC, esteso all'altra sigla sindacale presente all'interno del nostro stabilimento. Avevo detto che uno sciopero per il parcheggio e per il sacchetto del pasto dei turnisti (problemi indubbiamente importanti ma da affronatare e risolvere diversamente) era inopportuno e con molta probabilità non avrebbe avuto alcun seguito (del resto questi professionisti del sindacalismo avevano già adottato una singolare forma di sciopero virtuale cioè scioperare utilizzando i permessi sindacali!!!! cioè a costo zero, come solo modo per fingere di avere un seguito). Allora mi si contestò fortemente ed in modo poco civile la cosa. Ma in realtà quella sigla sindacale che aveva annunciato uno sciopero a scacchiera ed aveva paventato occupazioni, picchettaggio ed altre grandiose quanto virtuali forme di lotta dura senza paura, silenziosamente, è tornata in dietro sui propri passi con la coda tra le gambe. Consentitemi di vivere la cosa con soddisfazione.
Urlare, strepitare, offendere altri rappresentanti sindacali, altre sigle sindacali citando con orgoglio i peggiori e più arroccati esponenti di confindustria nazionale... si assiste ancora a questo genere di cose. Ma da parte di chi? La cosa triste è che viene fatto da parte di qualche rappresentante sindacale. E tutto questo mentre si cercava di discutere di una cosa importantissima per tutti i lavoratori dello stabilimento: vale a dire il premio di partecipazione, soldi per i lavoratori. E grazie a questo genere di comportamento, la riunione è finita prematuramente. Questo operato è fare l'interesse dei lavoratori? Chi scrive (e non dubito, anche chi legge) è convinto che non lo sia. Ma ho già avuto modo di dire che l'offesa e lo sberleffo sono le armi di chi è incapace di formulare un pensiero forte.
Del resto è più facile urlare contro l'azienda per il fatto che i turnisti, il venerdì, nel sacchetto trovano solo carne(e perchè non dovrebbe esserci carne il venerdì?) piuttosto che affrontare in modo serio un discorso complessivo sulla mensa aziendale. E' più facile fare saltare una riunione sul premio di partecipazione piuttosto che riuscire ad espugnare un buon risultato per i lavoratori. E' la logica del tanto peggio tanto meglio, cioè quella logica secondo la quale si creano le condizioni per impedire il miglioramento dello status quo e potere poi urlare che tutto è una schifezza. Certo ottenere i risultati è tutta un'altra cosa. E non è alla portata di tutti.
Ma forse, la chiave di lettura è un'altra: impedire, fingendo un radicalismo che è solo di facciata, che venga chiuso qualsiasi accordo è una chiara scelta politica di chi pensa che ottenere risultati non porti iscritti ma che a tal fine sia più utile lo sfascismo (attenzione la 'S' c'è). E forse la chiave di lettura può essere ancora un'altra, peggiore, ma la lascio intuire a chi legge.

sabato 28 marzo 2009

L’appello di donne e uomini della cultura, dello spettacolo e dell’informazione alla partecipazione alla manifestazione nazionale della CGIL

Noi donne e uomini della cultura, dello spettacolo e dell’informazione ci rivolgiamo alle lavoratrici e ai lavoratori, ai pensionati, a tutti i cittadini per invitarli a partecipare alla manifestazione nazionale della Cgil del 4 aprile al Circo Massimo a Roma. Pur provenendo da esperienze diverse, riteniamo che vada affermato il valore della Costituzione e dello stato di diritto in particolar modo quando si parla di lavoro, delle condizioni di vita della gente, ma anche di cultura, spettacolo e informazione. Gli effetti della crisi colpiscono l’intero sistema produttivo e dei servizi, compresi i settori nei quali operiamo, che rappresentano una ricchezza per il paese e per la democrazia, un bene collettivo per la crescita della conoscenza e della coscienza critica dei lavoratori e dei cittadini in generale. Riteniamo che siano quindi inaccettabili i tagli e le misure autoritarie che hanno colpito l’intero mondo della cultura, dell’istruzione, dello spettacolo, dell’informazione, il patrimonio archeologico, ambientale e museale. Misure che, oltre a determinare una forte caduta dell’occupazione, stanno mettendo a rischio di dispersione parti importanti del nostro patrimonio artistico, culturale e della nostra storia.
Condividiamo la priorità assoluta che deve avere la difesa del lavoro e dell’occupazione.
Siamo d’accordo con le proposte della Cgil per il sostegno di tutti i redditi, specie di coloro che perdono il posto di lavoro o hanno condizioni di lavoro occasionali, per misure fiscali che ridistribuiscano le risorse a vantaggio dei più deboli e per investimenti capaci di produrre una ripresa dell’economia e dell’occupazione in tutti i settori. E’ indispensabile, quindi, una inversione di rotta e che si riprenda ad investire in cultura, conoscenza, innovazione.
Siamo in disaccordo con le decisioni del governo, al di là delle belle parole, di non destinare misure adeguate per gli ammortizzatori sociali, per il sostegno dei salari e delle pensioni, per la ripresa dello sviluppo. Non condividiamo inoltre le iniziative del governo e delle imprese che colpiscono i diritti del mondo del lavoro, dividono la sua rappresentanza, a cominciare dall’accordo separato del 22 gennaio sul modello contrattuale, e puntano a sottrarre al giudizio delle lavoratrici, dei lavoratori, dei pensionati, provvedimenti che li riguardano direttamente. L’espressione della volontà rappresenta infatti un forte strumento di democrazia sindacale, tutto dentro la storia e la prassi del sindacato italiano.
Particolarmente critico si profila il futuro per il settore artistico e creativo, dove per attori, musicisti, tersicorei, autori e scrittori, è pressochè impossibile accedere a forme di sostegno al reddito e al lavoro intellettuale e artistico. Alle conseguenze della crisi economica, che ha minato l’accesso al credito per il finanziamento dei beni immateriali, il governo ha sommato i tagli al Fus, all’istruzione e all’editoria, e costretto gli Enti Locali, privati delle risorse correnti, a drastici tagli della produzione culturale.
Riteniamo inoltre che vada difeso il diritto ad una informazione corretta, completa e pluralista, realmente indipendente dal potere politico ed economico. Di fronte a tentativi sempre più evidenti di manipolare la realtà per renderla funzionale agli interessi dei potenti, occorre rivendicare con forza il rispetto dell’articolo 21 della Costituzione, e cioè la libertà di espressione e il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati.
Per queste ragioni parteciperemo alla manifestazione nazionale della CGIL il 4 aprile a Roma.

L'appello del mondo della politica a sostegno della grande manifestazione del 4 Aprile

L'aggravarsi della situazione economica spinge il nostro paese verso una fase di recessione che non sarà di breve durata. La crisi colpisce tutto il sistema produttivo e dei servizi con effetti drammatici sulla vita quotidiana delle persone e sull'intero mondo del lavoro: aumenta il ricorso alla cassa integrazione, cresce la disoccupazione, crolla la domanda, si riducono drasticamente gli investimenti.
Il governo ha deciso di affrontarla destinando risorse inadeguate per gli ammortizzatori sociali e per il sostegno a chi perderà il lavoro, senza prevedere misure adeguate per i salari e le pensioni, senza alcun piano per ridare fiato all'economia e impulso allo sviluppo.
Bisogna invertire questa tendenza. Sosteniamo, quindi, la manifestazione della CGIL per dar voce ai lavoratori, ai precari e ai pensionati.
Riteniamo, infatti, che la difesa del lavoro e dell'occupazione, il valore della costituzione e della democrazia rappresentino una priorità assoluta per garantire un futuro diverso e un paese migliore.

Sicurezza sul lavoro, via alle nuove regole- La Cgil non ci sta: "Un grave errore"

Approvato il nuovo testo dal Consiglio dei ministri. Il reato penale scattasolo in presenza di violazioni molto gravi, negli altri casi sanzioni amministrative.
Epifani: "Un provvedimento incomprensibile". E la Fiom protesta: "Inaccettabile"Il ministro assicura che ci saranno consultazioni e che il testo "è aperto"
ROMA - Pronte le nuove regole per la sicurezza sui posti di lavoro. Il Consiglio dei ministri ha dato via libera al decreto legislativo contenente disposizioni integrative e correttive al testo unico oggi vigente, del 2008. Secondo il ministro del Welfare Maurizio Sacconi "il provvedimento è all'interno della delega decisa dal governo Prodi". Ma la reazione della Cgil è molto negativa: "Questo norma - ha detto il segretario generale Guglielmo Epifani - è un grave errore che non capiamo e che il Paese fatica a comprendere". Tra le novità, il fatto che le sanzioni penali resteranno solo per violazioni gravi. Sacconi ha spiegato che ''l'arresto esclusivo'' viene mantenuto per l'omessa valutazione del rischio, nelle aziende che sono a elevato rischio di incidente. Alcune modifiche riguardano il confine tra ''arresto o in alternativa ammenda'' e sanzioni amministrative. Quando le violazioni sono sicuramente ''sostanziali'' si applica l'ammenda (penale) e quando invece sono ''sicuramente solo formali'' si applica la sanzione amministrativa. ''Il penale - ha sottolineato il ministro - ha senso ogni volta che la violazione è sostanzale. Non si puo' applicare per violazioni come irregolarità nella scrittura dei documenti o della trasmissione dei dati)". Il ministro ha aggiunto che ''non è vero che più c'è la sanzione, più c'è sicurezza. La cosa importante è assicurare l'effettività della sanzione''. Con le nuove disposizioni la sanzione massima, che è prevista per ilprogettista, sale a circa 20.000 euro, mentre per il datore di lavoro diventa di circa 8.000 euro. Ancora, secondo il ministro con le norme appena approvate sarà più facile sospendere l'attività di un'azienda che ha violato le norme sulla sicurezza. Nel decreto viene sostituito l'attuale parametro della "reiterazione" della violazione, a quello di "violazioni plurime" che consente di sospendere l'attivita già alla prima ispezione.
Sacconi ha assicurato che, comunque, saranno consultate le parti sociali e che "il testo è aperto a modifiche". Il testo, ha sottolineato, "è aperto", passa ora all'esame della conferenza Stato-Regioni e delle competenti commissioni parlamentari. "Mi auguro che il confronto voglia essere civile - ha concluso Sacconi - perchè non accetterò o reagirò con forza a chi dovesse usare un linguaggio esasperato". Davanti a Palazzo Chigi, per tutta la mattina c'è stato un presidio della Fiom-Cgil che ha protestato vivacemente contro "le stragi sul lavoro in continuo aumento" e contro il provvedimento del governo. Durissimo Gianni Rinaldini (Fiom-Cgil): "Un provvedimento inaccettabile. Sono attenuate le sanzioni nei confronti delle imprese e si riducono le forme di controllo e prevenzione. Per noi il vecchio testo unico andava bene, aveva ricevuto il giudizio negativo di confindustria e delle organizzazioni imprenditoriali che chiedevano uno stravolgimento in nome della semplificazione".
La Repubblica
(27 marzo 2009)

CONVEGNO NAZIONALE FILCEM A SIRACUSA. EPIFANI: "BASTA CON I RINVII , SUBITO IL TAVOLO NAZIONALE PER LA CHIMICA" - 26 marzo 2009

Oltre 550 delegati e dirigenti periferici della Filcem-Cgil provenienti prevalentemente dai poli chimici e petrolchimici di tutte le regioni italiane hanno dato vita il 25 marzo scorso a Siracusa ad una straordinaria manifestazione con al centro una richiesta chiara, netta:
basta con i rinvii e i tentennamenti, subito un tavolo di confronto nazionale al ministero dello Sviluppo Economico per salvare e rilanciare l'industria chimica nel nostro paese.Il grido di allarme è arrivato subito dal segretario generale della Filcem di Siracusa, Paolo Zappulla, che ha introdotto i lavori del convegno "Più energia alla chimica per salvare l'industria del paese" e che, senza mezzi termini, ha chiesto di sapere dal Governo, prima che dall'Eni, se ci può essere un futuro per la chimica nel territorio aretuseo. "Se è ancora valido - ha proseguito Zappulla - l'accordo di programma sottoscritto nel 2005 e se sono ancora validi gli obiettivi e i progetti in esso contenuti".Insomma, la Filcem non vuole alcuna "rottamazione", ma "un piano industriale di rilancio del settore - ha esordito Salvatore Corveddu, segretario nazionale, nella sua relazione introduttiva - affinché il paese torni seriamente a ragionare sul futuro della chimica, in assenza del quale sarà inevitabile la dispersione di un importante patrimonio di conoscenze tecnico-scientifiche e un ulteriore deterioramento della bilancia commerciale dei prodotti chimici, con conseguenze imprevedibili sull'occupazione e sul resto dell'economia industriale".Un settore che - secondo Corveddu - ha bisogno di una "cura da cavallo". "Governo e Confindustria - incalza il segretario - continuano a sostenere, solo a parole, che la chimica è strategica. Ma il ministro Scajola - ricorda Corveddu - promise fin dal luglio 2008 che entro settembre sarebbe stato convocato il tavolo negoziale al ministero dello Sviluppo Economico. Chi l'ha visto?" Ma la Filcem-Cgil non si arrende - ha detto Corveddu proponendo un "pacchetto" di sei proposte per il rilancio del settore e per uscire dalla crisi - "perché se si salvaguarda l'impresa che investe e innova, che rispetta le regole, che scommette sulla conoscenza, la formazione, l'ambiente, allora usciremo dalla crisi a testa alta".Numerosi gli interventi che si sono succeduti, dai delegati dei poli chimici e petrolchimici che hanno rappresentato la loro situazione, a personalità istituzionali e politiche della Sicilia: impossibile dare conto di tutti, ma la redazione del sito si è impegnata a produrre gli atti del convegno.In particolare l'intervento del presidente della Confindustria siciliana, Ivan Lo Bello, al quale i delegati hanno voluto riservare un caloroso applauso, testimoniando ancora una volta la solidarietà della Cgil e della Filcem per le sue battaglie coraggiose. "E' tempo che si apra il tavolo nazionale per la chimica, più volte promesso dal ministro Scajola, ma mai convocato". Lo ha ribadito con forza Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, concludendo i lavori del convegno che - ha aggiunto - a suo modo è già una assemblea di mobilitazione perché la crisi della chimica si fa sempre più pesante. "Purtroppo nel Governo - ha proseguito il leader Cgil - manca ancora un'idea di politica industriale, e mi riferisco in particolare agli investimenti per le bonifiche come occasione, non solo per il risanamento del territorio, ma per il rilancio produttivo ecocompatibile delle stesse aree". "Come mai - si è chiesto Epifani - il Governo ha fatto sparire i 3 miliardi di euro già stanziati per le bonifiche dei siti di interesse nazionale, spostando queste risorse in un "fondo strategico" gestito dalla Presidenza del Consiglio, ma di cui non si conoscono le finalità?". Infine Epifani ha annunciato che quest'anno il 1° maggio sarà celebrato proprio a Siracusa.




martedì 24 marzo 2009

REPARTO 01 E REPARTO 48: VITTORIA DEL SINDACATO

Reparto 01: con la soddisfazione di chi si è fatto promotore di una giusta rivendicazione, ho il piacere di informare chi legge, che la questione della deroga di mansione dei lavoratori del Reparto 01 si è risolta nel migliore dei modi. Oggi la Direzione ha comunicato alla RSU che dei cinque lavoratori trasferiti all’export, tre (i capi gruppo) sono stati richiamati a svolgere attività all’interno del loro reparto. La Direzione ha anche comunicato che qualora si dovesse porre nuovamente la necessità di trasferimenti momentanei che implicano deroghe di mansione, ciò verrà fatto passando da specifici accordi sindacali. E’ QUANTO RICHIEDEVAMO, QUINDI È UNA VITTORIA DEL SINDACATO.

Reparto 48: un’altra grande vittoria delle organizzazioni sindacali si è ottenuta riguardo all’orario di lavoro dei turnisti 2x7 del reparto penicillinico. Finalmente l’azienda ha recepito le richieste della RSU di estendere ad otto ore l’orario di lavoro dei semiturnisti di quel reparto. Premettiamo subito che l’accordo non è stato firmato per due motivi:

1. assenza del numero legale dovuto anche alla mancata agibilità sindacale a due componenti della RSU per esigenze di reparto.
2. richiesta da parte della RSU di redigere un accordo a se stante, ma contestualmente a quello dell’orario di lavoro, sul parcheggio

L’accordo prevede che i giorni di riposo compensativo maturati con il nuovo regime di orario debbano essere fruiti obbligatoriamente entro l’anno e che non possano essere convertiti in straordinario. Direzione HR e RSU vigileranno periodicamente affinché i giorni di riposo maturati vengano fatti smaltire ai lavoratori.

La richiesta da parte della RSU di firmare in parallelo un accordo per la fruizione del parcheggio dell’area moxidectin da parte dei turnisti sia necessaria per risolvere i problemi che hanno i lavoratori montanti alle ore 14.00.
L’Azienda si è dichiarata disponibile a questa soluzione e nel corso della prossima riunione dovremmo siglare i due accordi-

ANCHE IN QUESTO CASO, SEBBENE NON SIANO STATI ANCORA RATIFICATI I DUE ACCORDI, L’AZIENDA HA RECEPITO LE RICHIESTE DELLA RSU E DEI LAVORATORI. ANCHE QUESTA E’ UNA VITTORIA.
Nel corso della riunione, la RSU ha richiesto con determinazione che venga concessa l’agibilità sindacale a tutti i membri della stessa.

lunedì 23 marzo 2009

La deroga di mansione non è un provvedimento da prendere con leggerezza

In seguito al fermo della produzione del Reparto 01, alcuni lavoratori (5 per la precisione) sono stati temporaneamente trasferiti al Reparto 48 (export). Per tre di questi lavoratori, il trasferimento ha implicato una deroga di mansione, in quanto pur essendo inquadrati come capi gruppo, sono stati destinati a mansione di operatori.
L’operazione è stata condotta dall’Azienda in modo opportuno in quanto sebbene i capi gruppo siano stati trasferiti a mansione inferiore, diversi operatori sono stati mantenuti all’interno del reparto fermo. Non c’è stata chiarezza nei criteri con i quali è stata fatta la scelta, ma soprattutto non è stato fatto nessun passaggio ufficiale, se non una semplice informativa alla RSU. Anche il modo con cui il reparto ha gestito la cosa con i lavoratori riteniamo che sia discutibile.
Accogliendo le legittime e motivate lamentele dei lavoratori, la RSU (ed il sottoscritto in particolare) ha chiesto alla Direzione che la riorganizzazione temporanea passasse per un accordo formale tra le parti in cui venisse specificato che in seguito al fermo del reparto 01 tutti i lavoratori a tempo indeterminato in carico allo stesso, venissero trasferiti al Reparto 48 ad esclusione di coloro adibiti ad altre mansioni e soprattutto ad esclusione dei soggetti allergici alle penicilline. In tale accordo deve essere specificato anche tali lavoratori dovranno riprendere normalmente le proprie mansioni all’interno del Reparto 01, non appena arriverà l’autorizzazione del Ministero (e quindi alla ripresa delle attività del reparto).
L’accordo, così come il sottoscritto ha sottolineato alla Direzione HR diventa indispensabile soprattutto perché c’è in ballo una deroga di mansione. Essa infatti è stata operata con criteri non chiari e non condivisibili. Che bisogno c’è di derogare la mansione dei capi gruppo, nel Reparto 01 ci sono diversi operatori visto che fanno la stessa attività che farebbero al Reparto 48? E’ necessaria questa deroga di mansione? C’è qualche motivo per il quale alcuni lavoratori possono essere trasferiti al reparto PEN ed altri no (escludendo, ovviamente, il problema della non idoneità fisica)?
Il CCNL prevede la deroga di mansione ma non sempre e comunque. Il sottoscritto ha richiesto all’Azienda che ne venisse messo nero su bianco il motivo, specificando che se la cosa fosse a norma di contratto, ma solo in questo caso, la RSU sottoscriverà tale accordo. Infatti il CCNL (per motivi eccezionali e questo caso vi rientrerebbe) consente la possibilità di trasferire il lavoratore ad una posizione organizzativa inferiore, fatto salvo il mantenimento del salario del lavoratore. Tuttavia il passaggio temporaneo ad una categoria (livello) inferiore non è così semplice da effettuare. La deroga di mansione, in altri termini, deve essere fatta sulla base del CCNL e con l’accordo sindacale determinato dalla specifica situazione.
Senza di ciò si lascerebbe un arbitrio assoluto all’azienda e si determinerebbe un pericoloso precedente. Ecco perché il sottoscritto, supportato dal resto della RSU, ha chiesto con determinazione un accordo in merito alla questione. L’Azienda deve essere consapevole del fatto che nessun precedente sarà concesso. La deroga di mansione non è cosa che si può risolvere con una semplice informativa. Se non verranno raccolte le nostre istanze a difesa dei lavoratori interessati, la RSU procederà di conseguenza con le misure che riterrà opportune.

giovedì 12 marzo 2009

Siracusa: 25 marzo il convegno nazionale di FILCEM-CGIL

La Filcem-Cgil promuove un Convegno nazionale dal titolo: "Più energia alla chimica per salvare l'industria italiana".
Si svolgerà a Siracusa, il secondo polo chimico industriale d'Italia dopo Porto Marghera, mercoledì 25 marzo 2009 (dalle ore 10.00) presso la "Fiera del Sud", viale Epipoli, 250. Parteciperà, tra gli altri, il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani. Perché oggi un convegno sulla chimica? Perché è il "volano" dell'economia, senza il quale il paese non avvierà la ripresa. E' un settore strategico che oggi subisce una profonda crisi per fatturato, per ordinativi, per produzione (-20,7% solo nell'ultimo trimestre), per occupazione (oltre 20.000 i posti di lavoro a rischio) che ha urgente bisogno di essere rilanciato con una "cura da cavallo" in investimenti per infrastrutture, sapere, brevetti, bonifiche, innovazione e ricerca: il solo modo per restituirgli dignità e quel ruolo da protagonista nello sviluppo economico e sociale del nostro paese.La Filcem-Cgil una proposta ce l'ha intende confrontarla con tutti coloro i quali (istituzioni nazionali e locali, ministeri interessati, le forze politiche, sociali e imprenditoriali) hanno a cuore le sorti di un settore "leader" nell'abitare, nel conoscere, nel muoversi, nel divertirsi. Nel corso del convegno sono previsti interventi di strutture e RSU dei più significativi poli chimici e petrolchimici italiani: prevista infine una conferenza stampa di presentazione dei lavori per martedì 17 marzo (ore 11,00) presso la sede della Cgil di Siracusa alla quale, tra gli altri, parteciperà Alberto Morselli.


Leggi il documento

Leggi la scheda sul contratto chimico-farmaceutico

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Raggiunto accordo mobilità ISF Pfizer

PROCEDURA DI MOBILITA' PER GLI INFORMATORI SCIENTIFICI DEL FARMACO: RAGGIUNTA L'INTESA TRA "PFIZER", RSU E FILCEM, FEMCA, UILCEM DI LATINA - 11 marzo 2009

Roche e Genentech: matrimonio vicino 95 $ il prezzo giusto

Continua la telenovela finanziaria tra Roche e Genentech. Il gigante svizzero è arrivato ad offrire 95 dollari per azione, pari a 46,7 miliardi di dollari. La somma è relativa all’acquisizione del 44% di Genentech, controllata già per il restante 56% dall’industria farmaceutica di Basilea. Nonostante la ritrosia della società americana, il matrimonio stavolta sembra davvero vicino. L’attuale proposta sembra infatti essere un compromesso ragionevole: da una parte Roche ha aumentato l’offerta del 6% rispetto a quella del luglio scorso (di 89 dollari per azione); dall’altra Genentech rinuncerebbe alle manifestate pretese di 112 dollari per azione (prezzo ritenuto “irrealistico” dal Presidente di Roche Franz Humer).La travagliata acquisizione aveva preso il via nel luglio 2008, quando Roche aveva avanzato la prima offerta da 89 dollari per azione. Al rifiuto di Genentech, gli svizzeri avevano risposto con un’opa ostile che si rivolgeva direttamente gli azionisti e abbassava a 86,50 dollari la precedente proposta. Seguendo il consiglio di una commissione speciale di Genentech, gli azionisti della società americana, anche in quel caso, si sono negati a Roche, per poi temporeggiare quando, la scorsa settimana, l’offerta aveva toccato i 93 dollari. Si arriva così ai 95 dollari per azione con cui Roche dovrebbe riuscire a far capitolare la società biotecnologica americana. Se Genentech dovesse accettare l’assalto di Roche, il mondo della farmaceutica vedrebbe concludersi la terza grande fusione nel giro di poche settimane. A gennaio, infatti, Pfizer ha acquisito Wyeth con 68 miliardi di dollari; e lunedì scorso è stato siglato il l’accordo da 44,1 miliardi tra Merck e Schering-Plough.
Data: 11-03-2009
Il sole 24 ore on line

Usa: Merck compra Schering-Plough per 41,1 miliardi di dollari

Nuova megafusione tra compagnie farmaceutiche: l'azienda risultante si chiamerà Merck
NEW YORK (USA) - Nuova maxioperazione di consolidamento nel settore farmaceutico globale. La Merck ha annunciato di aver trovato un accordo per acquistare la rivale Schering-Plough per 41,1 miliardi di dollari. In base all'accordo, gli azionisti di Schering-Plough riceveranno 0,5767 azioni di Merck e 10,50 dollari in contanti per ogni titolo detenuto. L'amministratore delegato di Merck, Richard Clark, guiderà anche la società che nascerà dalla fusione tra i due colossi farmaceutici che hanno entrambi il quartier generale nel New Jersey. L'operazione annunciata oggi segue di poche settimane la megafusione da 68 miliardi di dollari che ha visto la Pfizer acquistare la rivale Wyeth.
09 marzo 2009
orriere della sera on line

mercoledì 11 marzo 2009

La CGIL dice NO


LUNEDI 16 MARZO

DALLE ORE 15.10 ALLE ORE 16.10

PRESSO LA MENZA AZIENDALE



si terrà l'assemblea di tutti i lavoratori in cui verrà illustrata la riforma del contratto nazionale


sarà presente il segretario confederale della CGIL di Catania, Angelo Villari, che illustrerà i contenuti di questo prootocollo di intesa.


Durante l'assemblea si svolgerà il referendum contro il protocollo di intesa



lunedì 9 marzo 2009

FERMIAMOLI

FERMIAMOLI!


NON FACCIAMOCI SCIPPARE LA PIU' GRANDE CONQUISTA DEI LAVORATORI:


IL CONTRATTO NAZIONALE

Vogliono farci credere che sarà un bene per i lavoratori, in realtà i nostri stipendi perderanno ancora di più il loro potere di acquisto perchè il rinnovo sarà triennale e non biennale ed il modo con cui viene calcolato l'adeguamento, non da spazio a nessuna contrattazione nazionale ed è una truffa bella e buona perchè alla fine avremo un aumento più povero in assoluto. Mediamente l'attuale sistema di rinnovi contrattuali a livello nazionale, ci ha consentito un aumento medio di 100 € al mese ogni 2 anni. Pensano davvero i firmatari dell'accordo separato, che continueremo ad avere incrementi del genere? La verità è che saranno PIU' BASSI!!!


QUALCUNO VUOLE FARE UN GRAN REGALO AI DATORI DI LAVORO. NOI PREFERIAMO DIFENDERE IL SALARIO ED I DIRITTI DEI LAVORATORI.


sabato 7 marzo 2009

Riforma dei contratti: Art. 16

ACCORDO QUADRO
RIFORMA DEGLI ASSETTI CONTRATTUALI
ROMA, 22 GENNAIO 2009
16. per consentire il raggiungimento di specifiche intese per governare, direttamente nel territorio o in zienda, situazioni di crisi o per favorire lo sviluppo economico ed occupazionale, le specifiche intese potranno definire apposite procedure, modalità e condizioni per modificare, in tutto o in parte, anche in via sperimentale e temporanea, singoli istituti economici o normativi dei contratti collettivi nazionali di lavoro di categoria.

Questo vuol dire che, in un qualunque momento, a livello territoriale o aziendale, si potrà modificare qualunque parte economica e normativa del contratto nazionale. La nostra categoria, da anni, rinnova il CCNL senza neppure un'ora di sciopero. Pensiamo davvero che in questo modo potremo mantenere lo stesso potere di acquisto del nostro stipendio? E se qualcuno allungasse l'orario di lavoro a fronte dello stesso stipendio? E se qualcono decidesse di ridurre i valori dei minimi contrattuali? E se modificassero i livelli in modo peggiorativo? Questi sono solo alcune delle possibilità che offre alle aziende l'accordo sulla riforma dei contratti firmato da CISL, UIL e UGL ma non firmato da noi.
Per noi della CGIL il Contratto Nazionale è un diritto a difesa dei lavoratori e non si tocca. Lotteremo affinchè ai lavoratori non venga scippata questa conquista fondamentale. Lotteremo con tutte le nostre forze come lottammo nel 2002 contro chi voleva toglierci l'articolo 18. Allora vincemmo (e stiano attenti quei finti sindacalisti che propongono di sospendere questa inalienabile tutela dei lavoratori). Anche sulla controriforma del CCNL vinceremo, perchè ne va della democrazia stessa nel nostro Paese.

4 aprile, la Cgil in piazza


Appuntamento a Roma, Circo Massimo. In gioco non solo salari e pensioni, in una crisi economica che il governo non sa affrontare, ma anche le regole della democrazia. Dall’accordo separato sui contatti al diritto di sciopero. Si vota nei luoghi di lavoro- Sabato 4 aprile la Cgil manifesta. E sceglie un luogo storico, il Circo Massimo di Roma, per raccogliere i suoi iscritti insieme a tutti coloro che in Italia sono preoccupati e hanno voglia, anzi sentono il bisogno di gridarlo in pubblico; di rendere la loro preoccupazione, appunto, manifesta.
Non si può che cominciare dal nemico pubblico numero uno: dalla crisi economica che sta falcidiando posti di lavoro senza che il governo, a parere della Cgil, abbia escogitato contromisure degne di nota. “Il mondo è attraversato da una crisi drammatica – avverte la confederazione -. Tutti i governi si mobilitano” e invece “il governo italiano pensa ad altro”, e – insiste la Cgil – “un governo che non decide è un governo che vuole scaricare i costi della crisi su lavoratori e lavoratrici, su pensionati e pensionate, sui giovani”. Per la Cgil è fondamentale investire risorse per la politica industriale. Ma il sindacato chiede anche che tutte le misure prevedano esplicitamente vincoli di difesa dell'occupazione e impegni a non spostare all'estero produzioni e stabilimenti. Come ad esempio è successo di recente all’Indesit in Piemonte. Per quanto riguarda la cassa integrazione, il sindacato chiede che venga aumentato da subito il tetto che riduce a 750 euro la retribuzione netta mensile: “una cifra troppo bassa che non consente di vivere”. “Un numero enorme di lavoratori e pensionati non riesce ad arrivare alla fine del mese. Abbiamo chiesto detrazioni sul lavoro dipendente, la restituzione del fiscal-drag, di aumentare le pensioni e di estendere la quattordicesima alle pensioni povere. Il governo ha risposto con la social-card e propone di privatizzare i servizi pubblici, la sanità, l'assistenza.”Crisi e inadeguatezza del governo: quanto basta per scendere in piazza. Ma il sindacato ha qualche altro motivo. Ad esempio lo stravolgimento delle regole del gioco nel mondo del lavoro. La firma dell’accordo separato sulla contrattazione, lo scorso 22 gennaio, non è grave tanto (o solo) perché è avvenuta ad esclusione della Cgil, ma perché quell’accordo a giudizio della confederazione indebolirà i salari, aumenterà la conflittualità, depotenzierà i contratti nazionali a favore di un livello aziendale tutto sulla carta, ipotetico. Per questo, in vista del 4 aprile, la Cgil ha indetto una gigantesca campagna di consultazioni nei luoghi di lavoro sull’accordo. Un voto i cui risultati, a fine marzo, daranno indicazioni attendibili sull’umore di lavoratrici e lavoratori (ma anche dei pensionati) nei confronti dell’intesa separata. La sfida che si è data la confederazione di Corso d’Italia è chiara: far esprimere non solo i propri iscritti ma quanti più lavoratori possibile. E magari anche chi ha in tasca la tessera di Cisl e Uil potrebbe, alla fine, bocciare l’intesa separata. Una prova di forza, insomma, attraverso una prova di democrazia.La democrazia, in Italia, non se la passa bene. La delega che si è presa il governo per modificare il diritto di sciopero promette stravolgimenti non solo nei trasporti (come si affanna a rassicurare l’esecutivo), ma in tutti i settori. E quel diritto sta nella Costituzione. Quindi cambiarlo vuol dire riscrivere la Carta, intaccarla in uno dei suoi diritti fondamentali. Ecco un altro motivo che innesca la manifestazione del 4 aprile. Si torna a parlare di diritti: ricordate l’articolo 18? Ricordate il 23 marzo 2002? La differenza, rispetto ad allora, è che l’imbavagliamento è più tattico e sornione, e quindi più pericoloso. Tra qualche anno – questo l’allarme della Cgil – gli italiani potrebbero ritrovarsi intrappolati tra scioperi virtuali e ronde sotto casa. E a quel punto il dissenso lo potranno esprimere giusto su Facebook, se esisterà ancora. Per tutti questi motivi il 4 aprile vale la pena di fare un salto al Circo Massimo.
06/03/2009 19:06
di Davide Orecchio
Rassegna.it

venerdì 6 marzo 2009

Mobilità ISF Pfizer La FULC firma un verbale di mancato accordo

Il giorno 27 febbraio si sono riunite la Direzione Aziendale Pfizer, la RSU e le Segreterie Provinciali di Filcem-Cgil; Femca-Cisl; Uilcem, per continuare il confronto sulla procedura di mobilità.
Essendo l’ultimo giorno dei 45 previsti dalla Legge 223/91, utile al confronto sindacale, si è firmato un verbale di mancato accordo. Naturalmente il confronto potrà proseguire per ulteriori 30 giorni, e dovrà necessariamente concludersi in sede istituzionale (Regione Lazio).

Leggi il comunicato FULC

lunedì 2 marzo 2009

DOCUMENTO CONCLUSIVO DEL COMITATO DIRETTIVO NAZIONALE FILCEM-CGIL

Il Comitato direttivo nazionale della Filcem-Cgil, riunitosi a Roma il 26 febbraio 2009, approva la relazione introduttiva del segretario generale Alberto Morselli unitamente ai contributi venuti dal dibattito e dall'intervento di Susanna Camusso, segretaria confederale Cgil.
La realizzazione della grande manifestazione nazionale Cgil di sabato 4 aprile 2009 e il proseguimento delle assemblee in tutti i posti di lavoro per spiegare le ragioni della contrarietà della Cgil alla firma dell'accordo separato del 22 gennaio scorso, rappresentano gli impegni prioritari della Filcem, che fa appello a tutte le proprie strutture per favorire sia la partecipazione a Roma di migliaia di lavoratrici e lavoratori dei nostri settori e sia per la riuscita delle assemblee che si devono concludere con il voto.
Inoltre il Comitato direttivo nazionale della Filcem-Cgil invita tutte le strutture a favorire un'ampia partecipazione al convegno nazionale sulla situazione della chimica italiana, che si terrà a Siracusa mercoledì 25 marzo 2009 e che sarà concluso dal segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani.
La crisi e la conseguente recessione in atto sta attualmente colpendo la domanda di beni durevoli di investimento, ma non è escluso che nei prossimi mesi possa raggiungere anche settori di più largo consumo.
Preoccupano i dati in forte calo della produzione industriale nell'ultimo trimestre con un -8,3% rispetto a settembre 2008. Per restare nei nostri settori, registriamo il tracollo della gomma (-28,8%), delle produzioni di base della chimica (-20,7%), del vetro (-18,2%), della ceramica (-11,0%). Né si registrano condizioni migliori nell'indice del fatturato (confronto dicembre 2008 con lo stesso mese del 2007): raffinazione di petrolio (-28,3%), estrazione minerali (-26,5%), fabbricazione prodotti chimici e fibre sintetiche (-18,1%).
A ciò si aggiunge la scarsa competitività del sistema produttivo italiano e la specializzazione in settori tradizionali che hanno portato l'industria – in particolare quella chimica – ad entrare in recessione prima degli altri paesi europei.
Il primo riflesso preoccupante di questa situazione senza precedenti è il dato occupazionale – come denunciato da tempo – di oltre 20.000 posti di lavoro a rischio nei nostri settori: stime peraltro insufficienti rispetto alle drammaticità che abbiamo di fronte dal punto di vista produttivo e che rischia, ogni giorno che passa, di scaricarsi sempre di più tra le fasce più deboli della nostra società (lavoratori, precari, disoccupati).
Secondo il Comitato direttivo nazionale della Filcem-Cgil il Governo italiano – diversamente dagli altri partners europei - non è stato ancora capace di dotarsi di un progetto in grado di finanziare e affrontare concretamente un robusto piano del credito per investimenti, per innovazione, per incentivi alla ricerca, per infrastrutture materiali e immateriali; né tanto meno risultano sufficienti le risorse previste dalla recente intesa Governo – Regioni sugli ammortizzatori sociali, molte delle quali vengono stornate da altre finalità di spesa.
Parallelamente il Comitato direttivo nazionale della Filcem-Cgil torna a chiedere con forza al sistema delle imprese – in particolare a quelle che operano nei settori più innovativi, nell'energia e nei servizi a rete di utilità generale – di anticipare e incrementare, in senso anticiclico, il volume degli investimenti nelle infrastrutture di cui il Paese ha urgentemente bisogno, oltreché in nuovi prodotti e servizi che rappresentano la base strutturale per una futura e non effimera ripresa qualitativa, che dovrà anche potersi avvalere di un significativo calo dei costi energetici.
A tal proposito la Filcem-Cgil ha reiteratamente chiesto al ministro dello Sviluppo Economico la convocazione del tavolo generale di confronto per il rilancio dell chimica italiana, a partire dal monitoraggio della situazione
per tutti gli accordi di programma esistenti nei siti. Sono state inoltre avviate le procedure di richiesta al ministero dello Sviluppo Economico per l'apertura di tavoli per i settori della ceramica e della concia, oltre alle richieste di convocazioni urgenti degli Osservatori nazionali per la gomma-plastica, il vetro, la ceramica, la concia, il settore elettrico – previsti dai contratti nazionali di lavoro –, con l'obiettivo di individuare e condividere strumenti di intervento e di gestione, nonché posizioni comuni tra le parti da portare ai tavoli ministeriali.
In questo quadro così difficile e complesso ci dobbiamo cimentare nel 2009 con il rinnovo di quattro contratti nazionali di lavoro (elettrico, energia e petrolio, gas-acqua, chimico-farmaceutico) e del biennio economico per la gomma-plastica Confindustria, che interessano quasi 540.000 lavoratrici e lavoratori, con una aggravante di non poco conto: la firma dell'accordo sulla riforma del modello contrattuale da parte di Cisl, Uil, Ugl, Confindustria e altre organizzazioni imprenditoriali, senza il consenso della Cgil, e che – tra le altre questioni – delegittima fortemente l'autonomia contrattuale delle categorie, che presuppone la cancellazione della nostra pluriennale esperienza storica.
Purtuttavia è ferma convinzione del Comitato direttivo nazionale della Filcem-Cgil proporre alle Federazioni di Cisl e Uil di categoria una 2 discussione serrata che approdi a piattaforme unitarie, partendo da alcuni riferimenti già contenuti in quella unitaria confederale del maggio 2008, facendo valere le intese già esistenti sul salario (“valore punto” e/o salario di riferimento) e sulla contrattazione di secondo livello.
Per quanto ci riguarda negli imminenti rinnovi contrattuali varrà la forza dell'innovazione:qualità, produttività, valorizzazione delle professionalità, salute e sicurezza, formazione permanente sono i tratti distintivi che devono sempre più caratterizzare la condizione e l'organizzazione del lavoro, gli orari, gli inquadramenti, la retribuzione della prestazione.
Così come una prova di innovazione concreta dovrà essere rappresentata dalle proposte che avanzeremo alle Federazioni di Cisl e Uil sul contratto unico del settore energia (elettrico, energia e petrolio, gas-acqua, gpl) per il confronto con le controparti Confindustria Energia, Assoelettrica, Confservizi-Federutility: a questo proposito il Comitato direttivo nazionale Filcem-Cgil impegna la segreteria nazionale a convocare congiuntamente, entro il mese di marzo, i coordinamenti elettrico, gasacqua, energia e petrolio per maturare le nostre intenzioni in tal senso.
La partecipazione dei lavoratori nelle fasi di costruzione delle piattaforme e il loro voto finale vanno garantiti partendo dall'applicazione e dall'estensione al settore elettrico delle regole condivise con Femca e Uilcem nel febbraio 2008. L'assenza di queste procedure, unitariamente condivise, impegnerà in tutti i casi la Filcem-Cgil a promuovere l'adeguata consultazione dei lavoratori.
Autonomia e innovazione dunque a cui il Comitato direttivo nazionale della Filcem-Cgil non ha mai fatto mistero di tenere in debita considerazione, non fosse altro perché concrete relazioni industriali, unità sindacale, capacità di ascolto delle ragioni degli altri, riconoscimento dalle imprese del contributo dei lavoratori nella crescita della produttività fanno parte da sempre del “dna” della Federazione dei chimici, dell'energia e delle manifatture.
Roma, 26 febbraio 2009
(approvato all'unanimità)

Scioperi, arriva la stretta del governo


Approvato il ddl che delega il governo a modificare la disciplina. Il provvedimento, per ora, riguarderà soltanto il settore dei trasporti. Ma entro due anni potrebbe arrivare un Testo unico complessivo. Come cambiano le regole.


Sul diritto di sciopero il governo ha mosso il suo primo passo. Ma ne seguiranno altri. Il Consiglio dei ministri del 27 febbraio, infatti, ha sì approvato un disegno di legge delega che riguarda la modifica della disciplina solo nei servizi pubblici essenziali e in particolare nei trasporti. Ma – come riferisce l’agenzia Ansa - le disposizioni finali del provvedimento danno carta bianca all’esecutivo per il varo entro due anni di un Testo Unico. 'Coerentemente agli obiettivi e ai criteri di delega di cui alla presente legge - si legge nel provvedimento - il Governo e' altresi' delegato ad apportare all'ordinamento vigente ogni ulteriore modifica e integrazione, con la possibilita' di redigere, entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, un testo unico delle disposizioni in materia di diritto di sciopero'.I trasporti – da molti cittadini vissuti come un settore rissoso – sembrano dunque il passepartout scelto dall’esecutivo per modifiche più generali e allargate. I prossimi mesi ci smentiranno o ci daranno ragione. Nel frattempo restiamo alla cronaca. E cominciamo con l’evidenziare che il ddl approvato oggi dà delega al governo a modificare le regole esclusivamente per il settore dei trasporti. E contiene anche parziali marce indietro: sciopero virtuale e adesione preventiva individuale dei lavoratori agli stop, infatti, sono materie demandate alla contrattazione, sulle quali dunque per il momento il governo non interverrà.


Il giudizio di Epifani:

“Dalle prime indiscrezioni ci sono cose che nel testo non vanno. Non va l'adesione preventiva dei lavoratori prima di uno sciopero, perché vuol dire poter discriminare la libera scelta del lavoratore e rendere lo sciopero parzialmente inutile. Non va bene inoltre la soglia del 20 per cento per confermare uno sciopero. È come se per un referendum nazionale dovessero votare 20 milioni di persone per poter promuovere un'iniziativa. E ci sono questioni di merito che solo il confronto può determinare”, ha detto il leader della Cgil. Per Epifani, “in ogni caso il diritto di sciopero è un diritto di libertà quindi di responsabilità. Bisogna stare attenti quando si interviene in questa materia perché si possono alternare i rapporti di forza che rendono il mondo del lavoro più debole”. Il leader sindacale ha poi aggiunto che bisognerà leggere il testo per dare una valutazione. Intanto, afferma, “resto dell'opinione che se si vuole conciliare meglio il diritto alla sicurezza di chi si muove con i diritti dei lavoratori, si possono trovare le soluzioni. Se si vuole ricorrere invece a uno strumento che provi a ridurre uno spazio di libertà del mondo del lavoro, allora a quel punto non saremmo d'accordo”.

Tratto da Rassegna.it

Due domande irrisolte

1) Come può pensare un sindacalista di potere andare in deroga al CCNL in cambio di denaro? Da quando per un sindacalista un diritto è negoziabile a fronte di denaro? Me lo chiedo ma non so dare una risposta. Cioè posso anche darmela, ma preferisco fingere di non capire. Eppure, credetemi, si sentono cose del genere.
2) Come può pensare un sindacalista non dico di proporre, ma anche solo di ipotizzare la “sospensione” dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori? Eppure in un’assemblea è stato detto questo e chi c’era lo ha sentito. E’ stato detto chiaramente, senza mezzi termini. E’ stata una misura proposta come alternativa all’accordo sul precariato. Chissà cosa ne penserebbero Camusso, Rinaldini e Cremaschi così spesso citati a sproposito da chi nel panorama geo-politico-sindacale si trova agli antipodi da questi compagni della CGIL.

Ma che idea di sindacato è questa? Ripeto: stento a capire o capisco fin troppo bene. E, ne sono sicuro, capiscono fin troppo bene anche i lettori di questo blog che si fanno sempre più numerosi.

domenica 1 marzo 2009

La forza delle idee contro le offese puerili

Cari lettrici e cari lettori, cari colleghi e care colleghe
scrivo il presente articolo perché penso che sia giusto, in qualità di rappresentante dei lavoratori, manifestare i motivi della mia indignazione. Parlo di indignazione e non di rabbia perché l’indignazione è altrettanto forte della rabbia ma consente di mantenere la razionalità e la lucidità di cui nessuno dovrebbe mai fare a meno, specie quando si ha un ruolo e specie se questo ruolo impatta su centinaia di persone. E questo è quello che intendo fare: mantenere lucidità pensando al bene collettivo.
Scrivo perché ritengo che sia giusto fare sapere a tutti i lavoratori che ci sono rappresentanti che, invece di portare il loro contributo alla causa dei lavoratori, sono solo in grado di sprecare le loro energie attaccando personalmente altri rappresentanti sindacali (questa volta è toccato al sottoscritto), ed altre sigle (per adesso da parte di "qualcuno" va di moda attaccare la nostra) con modi che di sicuro mostrano l’incapacità del rispetto della diversità di opinione e nessuna correttezza (per non volere dire altro). La dialettica verbale è una cosa utile e importante e che arricchisce. Ma le offese personali servono soltanto a "qualificare" chi le fa. E cercare di impedire di parlare a chi dice qualcosa di diverso denota solo scarsità di cultura democratica e non solo...
Per fortuna, non parlo di tutti e non si tratta di tanti, ma di sparuti elementi.
Ritengo che quando i lavoratoti eleggono un rappresentate sindacale, lo facciano sperando che questo sia in grado di tutelarli e non che questo o questi perdano il loro tempo aggredendo verbalmente ed offendendo colleghi e per di più davanti alla controparte aziendale.
Non sarebbe meglio che costoro pensassero ai problemi da risolvere con la volontà di raggiungere la soluzione necessaria? Si lo sarebbe. Ma purtroppo o per fortuna, non siamo tutti uguali. E per fortuna, la forza delle idee è più forte delle offese puerili e degli attacchi strumentali. Chi offende e chi cerca di togliere la parola all'interlocutore, ne ha paura e non ha il coraggio di confrontarsi con le idee dell'altro.
Un'ultimissima considerazione: sono arrivati commenti ad articoli su questo blog (da parte di qualcuno aderente ad una specifica sigla sindacale) che non pubblichiamo perchè anche in questo caso, al posto del confronto si usano le armi dell'offesa e delle ingiurie.

Il sonno della ragione...

E’ patetico e grottesco che in un momento così delicato per la nostra azienda e per tutti quanti noi, ci sono persone che, per creare scompiglio e sfiducia cerchino di spargere voci false e tendenziose. Mi sento solo di dire a coloro che mettono in giro certe illazioni, prontamente smentite, che farebbero bene a vergognarsi. Ma chiedere questo a tali squallidi individui è chiedere troppo. Due cose le vorrei comunque dire, non a queste piccole persone ma a chi legge il blog, ai lavoratori che ogni giorno si guadagnano lo stipendio con il loro lavoro. Una è che l’arma della menzogna si ritorce verso chi la utilizza. La seconda è che la menzogna è un’arma da deboli: solo chi è consapevole della debolezza e della povertà delle proprie idee (ammesso che ne abbia) contrasta le idee e i fatti altrui, con ingiurie e menzogne. Se non sai contrapporre qualcosa a qualcuno lo offendi o cerchi di screditarlo.
E mentre scrivo questo blog ascolto una canzone di Vasco Rossi: stupendo, mi viene il vomito. Ovviamente è solo una casualità.